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ESODO spettacolo teatrale


ESODO
Pentateuco #2
Spettacolo per la Giornata del Ricordo
di


Diego Runko, Chiara Boscaro, Marco Di Stefano
regia di


Marco Di Stefano
con


Diego Runko

cooproduzione:  


La Confraternita del Chianti, Associazione K, Teatro Verdi – Teatro del Buratto Milano, Dramma Italiano di Fiume

martedì, 9 febbraio 2016 alle ore 18.00


Ridotto del Teatro di Capodistria

Lo spettacolo è realizzato con il contributo finanziario del Ministero Affari Esteri della Repubblica Italiana, per il tramite dell’Unione Italiana e dell’Università Popolare di Trieste, con il cofinanziamento della Comunità autogestita costiera della nazionalità italiana


ESODO pentateuco #2


da ESODO di Diego Runko, vincitore del Concorso Nazionale di Drammaturgia Civile “Giuseppe Bertolucci”
di Diego Runko, Chiara Boscaro, Marco Di Stefano
drammaturgia di Chiara Boscaro
regia di Marco Di Stefano
con Diego Runko


 


musiche di Lorenzo Brufatto
eseguite e registrate dall’nsemble da camera Il canto sospeso
traduzioni di Craig Allen, Ester Barlessi, Brigita Lorger, Tamara Turšič
progetto grafico di Mara Boscaro
assistente alla regia Cristina Campochiaro
un progetto La Confraternita del Chianti
una produzione


Dramma Italiano di Fiume – Teatro Nazionale Croato Ivan De Zajc (Rijeka/Fiume – Croazia)


Associazione K.
in collaborazione con Teatro Verdi/Teatro del Buratto – Milano
con il sostegno di Regione Lombardia – NeXT 2015

Onora tuo padre e tua madre,


perché i tuoi giorni siano lunghi sulla terra che il Signore, tuo Dio, ti dà.


[Esodo 20, 12]
 


Rudi non è mai emigrato, ma tanti ne ha visti partire, sul Toscana, il piroscafo che portava gli esuli in Italia. Rudi è un istriano di Pola, come il bambino di dieci anni cui decide di raccontare la sua storia. Una storia rocambolesca fatta di bombe, di zanzare, di barche e di Alida Valli.


Ma Rudi non è il solo personaggio di “ESODO pentateuco #2”: Diego Runko recita in quattro lingue per dar vita al giornalista croato alle prime armi, al soldato inglese tifoso del Liverpool, al prete partigiano sloveno, al ragazzo di Pola che pesca con le bombe per la prima volta in vita sua. A fare da cornice, due date simbolo: il 25 giugno 1991, giorno dell’Indipendenza della Croazia, e il 18 agosto 1946, giorno in cui una bomba sulla spiaggia di Vergarolla segna simbolicamente l’inizio dell’Esodo. Una bomba che uccide più di sessanta persone, ma che non viene rivendicata da nessuno. Sono passati quasi settant’anni e ancora non si conoscono i nomi dei colpevoli.


Diego Runko è istriano. Di quelli che hanno nel sangue nazionalità diverse, popoli diversi, diverse lingue. Se va un po’ indietro con la memoria, ne ricorda almeno quattro. La sua famiglia non ha partecipato all’esodo post-bellico, anzi in Istria è rimasta e, in parte, tuttora vive.


L’Istria è sempre stata una terra di confine, una zona in cui tracciare una separazione netta tra italiani, croati e sloveni è pressoché impossibile. Gli istriani sono stati, e sono tuttora, abituati ad accogliere piuttosto che a respingere, e gli stati a cui questa terra, negli anni, è appartenuta, hanno sempre cercato di far prevalere la propria nazionalità.


Oggi, se si viaggia dall’Italia verso la Croazia, subito oltre il confine c’è un cartello, un cartello che recita le parole “Istra – zemlja dobrih ljudi. Istria – terra di brava gente”. Di questa gente, e anche per questa gente, noi vogliamo parlare.

Dalla rassegna stampa:


 


[] si inizia a malapena ad avvertire la sazietà e il viaggio termina. Ma senza terminare veramente, perché come tutte le opere dal sapore vagamente pasoliniano, con quel gusto per il primo piano sul sorriso sdentato del miserabile e per lo zoom sugli orizzonti del tempo in cui luomo si perde, accompagna chi vi ha assistito fuori dalla sala per un bel pezzo di strada. E a distanza di qualche giorno, a differenza di certi spettacoli che usciti di sala iniziano ad evaporare a velocità imbarazzante, ricordo ancora molte cose della pièce: lironia, il dramma, il dolore, lumanità, il profumo della vita, il fetore della morte. E non è poco.


Renzo Francabandera, www.paneacquaculture.net

[…] Apprezziamo di ogni lingua la musicalità intrinseca, l’inflessione, il ritmo più o meno incalzante, espressione del carattere e del temperamento dei rispettivi popoli. Rileviamo il melting-pot linguistico di quegli anni a Pola, che in qualche modo persiste. […]


 


Vincenzo Sardelli, www.klpteatro.it

[…] Una storia avvincente, divertente, a tratti amara e commovente, che ha il merito indubbio di restituire un’immagine dell’Istria, della sua gente, e delle vicende che ha vissuto nel secolo scorso, più autentica e non mediata da filtri ideologici e ricostruzioni di parte. […]


Diego Runko porta in scena con maestria e vivacità, tutti i personaggi di questa storia, ognuno con la sua lingua, e la sua porzione di verità. Sentendolo raccontare si ha l’impressione di sfogliare contemporaneamente un album di famiglia e un romanzo d’avventura. Colpisce, di questo lavoro, la sua capacità di suscitare domande, di aprire spazi di riflessione.


Alessio Corini, www.milanofree.it

[…] Ci sono molti modi di affrontare un tema delicato come quello della questione istriana. La Confraternita del Chianti sceglie la pregnanza della storia delle persone, con la cura di chi ne è toccato. A dare corpo, uno dopo l’altro, a tutte queste voci è Diego, che di cognome fa Runko ed è il mulo che le storie di Rudi le ascoltava quando aveva dieci anni, e adesso le scrive – sostenuto dalla penna di Chiara Boscaro e dalla regia di Marco Di Stefano – e le porta in scena, con una impeccabile prova d’attore, in cui anche i dettagli sono preziosi. […]

Chiara Palumbo, www.artapartofculture.net